Abstract
Il Dadaismo, movimento artistico che si affermò alla fine del 1910 e nei primi anni Venti, sfidò le tradizionali nozioni di arte ed estetica. I dadaisti, per esempio, gettavano ritagli di carta colorata in aria per comporre ipotetici collage, eseguivano poesie prive di valore semantico e creavano cappelli formati da scatole di sardine. Per la maggior parte degli storici dell‟arte, il Dadaismo rimane culturalmente una espressione legata in maniera contingente alla Prima guerra mondiale, al trauma, al nichilismo, alla disillusione politica e ad un attacco aggressivo alla bancarotta morale della cultura occidentale. L‟autore suggerisce che questa interpretazione negativa proviene dalla cecità metodologica della storia dell‟arte rispetto all‟importanza del gioco, importanza non solo in relazione agli sforzi creativi e artistici, ma anche in relazione all‟identità umana. Il Dadaismo è caratterizzato da un amore impetuoso nei confronti dell‟improvvisazione, della curiosità, delle novità e da una esplorazione inconsapevole del mondo fenomenico; enfaticamente professato come „anti-arte‟ e „stato mentale‟. Se considerato in riferimento all‟analisi sul gioco e alla psicologia positiva, il Dadaismo emerge come una pietra miliare anticipatrice e visionaria, in grado di capire il gioco come espressione fondamentale della umanità, quasi un secolo prima che il mondo accademico lo prendesse sul serio.
Translated title of the contribution | Play and the Avant-Garde: Aren't We All a Little Dada? |
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Original language | Italian |
Journal | Logoi.ph |
Volume | 1 |
Issue number | 3 |
Pages (from-to) | 102-114 |
Number of pages | 12 |
ISSN | 2420-9775 |
Publication status | Published - 31 Oct 2015 |
Keywords
- Dada
- creativity
- avant-garde
- Marcel Duchamp
- play